Occorre prendere atto che l’acqua prelevata dall’ambiente naturale, anche se ben depurata, se destinata allo scarico, rappresenta una perdita netta e irreversibile di risorse idriche e costituisce grave danno ambientale e sociale.
Il tema della gestione sostenibile delle acque depurate, di straordinaria rilevanza in questo particolare momento storico, reso ancora più critico dagli effetti dei cambiamenti climatici, diviene ancora più importante e strategico nelle aree costiere caratterizzate da una amplificata fragilità.
Crescita demografica, sviluppo economico e sfruttamento sempre più intenso delle aree costiere, spesso associati a livelli di inquinamento molto elevati, hanno accresciuto notevolmente la “domanda” di acqua: le falde idriche si assottigliano e sono interessate da fenomeni di intrusione salina, l’erosione accelera, l’inquinamento incrementa anche a causa di scarichi non autorizzati, il turismo non sempre sostenibile fa sentire i propri effetti, le risorse ittiche diminuiscono e gli habitat naturali costieri sono sempre più minacciati.
Un trattamento “efficace” di acque reflue fornisce una disponibilità aggiuntiva e alternativa alla risorsa primaria in agricoltura, nell’industria ed anche per fini potabili, in aree dove essa scarseggia. L’uso in agricoltura di “acque reflue” depurate è cresciuto negli ultimi anni, in particolare nelle regioni mediterranee (Spagna, Italia, Cipro e Grecia). A livello planetario, le notevoli potenzialità del “riuso delle acque reflue” sono poco esplorate. Sostanze, nutrienti ed energia chimica presenti nei reflui urbani potrebbero essere riutilizzati in agricoltura con successo. Per esempio, l’estrazione di materie prime non rinnovabili fondamentali nell’agricoltura, quali fosforo e azoto, sarebbe ridotta al minimo.
Nell’industria acque reflue trattate vengono riusate per il raffreddamento, l’alimentazione di caldaie, e il lavaggio di grandi apparati, ed esse possono essere usate più volte in stadi successivi. Anche il riutilizzo di acque reflue ad uso potabile è una realtà: l’acqua trattata, infatti, può essere affinata e rigenerata attraverso una serie di processi necessari e sufficienti per farla rientrare negli standard qualitativi previsti dalla normativa.
La tecnologia ed il processo di Fasano Forcatella
In questa relazione si mostra, attraverso l’esperienza dell’impianto di Fasano Forcatella, la possibilità di spingere la qualità delle acque recuperate a livelli tali da consentire il recupero delle stesse fino al riutilizzo integrale agricolo, ambientale e potabile indiretto, attraverso l’uso di tecnologie adeguate e ambientalmente sostenibili, con un incremento dei costi del sistema depurativo e dei servizi idrici trascurabile, a fronte dei benefici ambientali e sociali ottenibili.
Il recente report Water Reuse Europe Review 2018 sul riuso dell’acqua in Europa segnala l’esperienza italiana di Fasano Forcatella, tra le pratiche di successo nel settore del riuso, secondo i principi dell ’economia circolare (WRE, 2019).
Il processo dell’impianto di Fasano Forcatella, di tipo chimico-fisico, applicato sui reflui in uscita dal contiguo depuratore comunale, altrimenti destinati allo scarico a mare, consiste in una fase integrata di chiariflocculazione e disinfezione tramite dosaggio, in un’unica fase, di un coagulante quale policloruro di alluminio (10 mg/L) e un disinfettante quale l’ipoclorito di sodio (5 mg/L).
La matrice, così dosata, viene inviata ai sedimentatori a pacchi lamellari dove si completano le reazioni del processo e si separa la fase solida (fanghi da inviare ai trattamenti di fitodisidratazione e, successivamente, al recupero in agricoltura) dall’acqua affinata pronta per il riutilizzo.
L’acqua recuperata è raccolta in bacini di accumulo, stabilizzazione e naturalizzazione di circa 50.000 m³ e dà forma al così detto “Lago Forcatella”, volano necessario alla gestione della variabilità giornaliera delle portate richieste dall’utenza agricola e dal riutilizzo ambientale.
I bacini di accumulo sono attrezzati per disperdere sul suolo, mediante trincee drenanti, le aliquote di acque prodotte e non altrimenti utilizzate che così vengono destinate alla ricarica indiretta della sottostante falda acquifera salata su cui si forma una lente di acqua dolce, che funge da barriera all’intrusione salina.
Dopo essere state affinate, le acque in uscita vanno ad alimentare il così detto “Lago Forcatella” che svolge azioni di ulteriore biostabilizzazione delle acque trattate e di regolazione idraulica delle portate distribuite in agricoltura.
Dal 2006 ad oggi, l’impianto in questione ha affinato e distribuito in agricoltura, ad oltre 50 aziende allacciate al servizio, circa 500.000 m³/anno di acque, per un totale di circa 6,5 milioni di m³ cumulativi.
Con tale impianto si è così concretamente attuato un aspetto dell’applicazione dell’economia circolare al settore delle acque reflue urbane.